Questa storia parte da due elementi ben precisi: un luogo e una persona.
Partiamo dal luogo. Trebanos – scritto Trebannws, ma è usanza comune di questi posti che la pronuncia c’entri ben poco con la scrittura – è un piccolo villaggio nel sud del Galles da poco più di 1400 abitanti, nella provincia di Swansea, vicino all’Atlantico. Pietra grigia e scura, cortili verdi, case dalle pareti color crema e marrone.
Come gran parte del Galles post rivoluzione industriale, basa la sua economia su agricoltura e, soprattutto, sulle miniere di carbone della zona – tra l’altro, uno dei principali siti di estrazione di tutto il Regno Unito – con centro di produzione principale a Morriston, che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale diventa un buon posto dove guadagnarsi il pane per immigrati da varie parti del mondo.
Tra questi, c’è il primo protagonista di questa storia, “Mad Mike” come viene soprannominato da queste parti.
Un ex prigioniero di guerra – dalla corporatura che definire robusta sarebbe molto riduttivo – che, rilasciato dall’esercito tedesco, porta il fagotto al di là della Manica e, appoggiato il piccone dopo un’estenuante giornata di lavoro, va a Trebanos per giocare nella locale squadra di rugby.
Finora questa sembrerebbe la storia della stragrande maggioranza della popolazione maschile britannica del dopoguerra, ma “Mad Mike”, nonostante parli bene l’inglese – e qualche altra lingua, la storia racconta fosse un interprete – di britannico ha ben poco. Infatti è croato, si chiama Dragotin e di cognome fa Tipuric.
Il rugby, nel corso degli anni e delle generazioni, diventerà una tradizione di famiglia.
Il figlio Andy, che seguirà sportivamente le orme di papà Dragotin, sarà capitano del Trebanos RFC e i due nipoti cominceranno a fare i loro primi passaggi con la palla ovale proprio nella squadra cittadina.
E dopo aver provato quasi tutti gli sport disponibili – football, golf cricket, tennis e pallavolo – il maggiore dei due, Justin, deciderà di proseguire su questo percorso, forte della preparazione fisica sviluppata proprio insieme al nonno con cui si divertiva a lottare da piccolo, sviluppando un gioco a tratti unico e arrivando a livelli eccelsi.
La sua avventura rugbistica nel mondo dei grandi comincia nel 2007 nel Aberavon RFC, squadra della città portuale e industriale di Port Albot, prima di essere selezionato dagli Ospreys nel 2009. Con la franchigia di Swansea mette subito in mostra le sue grandi qualità tecniche e atletiche, oltre a grandi doti di leadership. Arriva, infatti, a solo 21 anni la sua prima partita ufficiale da capitano, alla quale ne seguiranno molte altre nelle sue 168 apparizioni con la maglia Ospreys. Le ottime prime stagioni gli valgono il debutto in nazionale nell’Agosto del 2011 e la convocazione nel gruppo allargato per la Coppa del Mondo dello stesso anno, cementando negli anni successivi la sua posizione a livello di club, diventandone un punto di riferimento.
A livello internazionale, però, la battaglia per una maglia da titolare – cosa che riguarda tutti i ruoli e tutte le epoche storiche della nazionale gallese – è molto agguerrita, in una squadra che ha a disposizione giocatori come Warburton, Lydiate e Faletau.
Tuttavia, il nativo di Trebanos riesce a ritagliarsi sempre minuti importanti e nel 2013 arriva la chiamata per il tour dei Lions in Australia dove giocherà 5 partite contro le franchigie locali e 1 test match, l’ultimo decisivo. In seguito, maturando esperienza e producendo sempre prestazioni di altissimo livello diventerà una pedina insostituibile nel Galles di Warren Gatland, partecipando anche alle Coppe del Mondo del 2015 e del 2019, dove avrà l’onore di capitanare la squadra del suo paese per la prima volta, oltre che al Tour dei Lions del 2017 in Nuova Zelanda.
Dal punto di vista fisico e tecnico Justin Tipuric è un giocatore completo, definizione spesso abusata, ma mai così calzante. I 102 Kg distribuiti su 188 centimetri gli permettono di abbinare la giusta dose di potenza e forza, oramai indispensabile nel rugby moderno, con una considerevole rapidità e mobilità, la vera arma in più per una terza linea moderna, e un fitness notevole. La completezza di Tipuric non è solo nel comparto fisico/atletico, ma anche in quello tecnico.
Infatti è difficile trovare un’area del gioco in cui non eccella. In fase offensiva è il perfetto link tra mischia e tre/quarti disponendo di un’ottima velocità, eccellenti mani e pregevoli linee di corsa in sostegno. Allo stesso modo, in difesa è un placcatore efficace, abile nel contendere il pallone a terra, intelligente nelle letture e dal grande work rate.
Le abilità di questo giocatore sono rispecchiate delle statiche disponibili per questo 6 Nazioni. Nelle 4 partite giocate Tipuric ha segnato 3 mete (meglio solo Ollivon con 4), realizzato 64 placcaggi (4°) e ha rubato tre palloni in situazione di placcaggio (2°) concedendo solo un calcio di punizione. In attacco ha toccato 52 palloni e compiuto 29 passaggi (il numero più alto per un giocatore di mischia). Questi numeri confermano la vocazione di Justin Tipuric ad essere un all-rounder (per prendere a prestito un termine dal cricket) abile in tutte le fasi del gioco, come si richiede ad una terza linea.
Alcune giocate descrivono incredibilmente bene che tipo di giocatore stiamo cercando di descrivere.
La prima risale al 2010, quando Tipuric, alla ribalta in maglia Ospreys, mette in mostra le sue grandi qualità offensive.
La meta è marcata in seguito a un fantastico calcetto a scavalcare il difensore e un step all’interno dell’ultimo difensore, tutto degno del miglior Shane Williams (da sottolineare anche le splendide mani dell’indimenticabile Duncan Jones)
La seconda è invece tratta dalla vittoria del 2013 a Cardiff contro l’Inghilterra, in un match storico che ha consegnato il Sei Nazioni alla squadra di Gatland. Anche in questo caso sono messe in mostra doti non comuni per una terza linea. Una corsa nello spazio allargato, una pregevole finta per escludere il difensore e un offload che regala a Cuthbert la più facile delle mete.
La terza, la più recente, nell’ultimo incontro di Twickenham ed è già entrata nella storia della competizione. In questa splendida meta si può vedere il work rate di Tipuric: al momento del calcio d’inizio è il primo ricevitore sui 10 metri, quando l’ovale viene ricevuto da Tompkins è tornato all’altezza dei 22 ed è subito pronto a riscattare in avanti con una fantastica linea di sostegno e una falcata quasi da quattrocentista.
Ancora molto ci sarebbe da scrivere. Azioni, passaggi, breakdown che Justin ha compiuto negli anni e tutti quelli che compirà ancora, ma solo il tempo – compatibilmente ai suoi, prossimi, 31 anni – potrà dirci a che livello il gioco di questo flanker potrà arrivare. Solo due solo le certezze, in questo futuro: la maglia rossa dei dragoni del Galles e il suo segno di riconoscibilità sul campo da rugby, quel caschetto celeste – omaggio al colore simbolo della sua città natale e della maglia del Trebanos RFC – indossato ogni volta che scende in campo.