In piena campagna elettorale per le prossime elezioni federali, come di consueto accompagnata da sfavillanti programmi per la grande rivoluzione del nostro movimento – che verranno, nel migliore dei casi, solo in parte rispettati – i tifosi italiani si preparano alla rassegna europea all’insegna della ormai comune bassa aspettativa e del sorriso sardonico. D’altronde, mica vorremo che in Federazione diventino tristi se noi piangiam.
Mentre tutti parlano di rilancio, Accademie, Franchigie e quant’altro, quello che ci rimette più di tutti è sempre lui: quel Franco Smith che si appresta ad affrontare il secondo Six Nations in qualità di Capo Allenatore in una situazione sostanzialmente stabile rispetto al solito – il che, permetteteci, è ben lontano dall’essere una buona notizia – anzi, forse persino peggiore. La rinuncia di Minozzi e il conseguente problema in copertura del ruolo, uniti ai soliti problemi di tenuta fisica e mentale – che attanagliano Nazionale e club – non fanno certo sperare che questo sarà il Torneo del riscatto ma, si sa, la speranza è l’ultima a morire e noi tifosi azzurri, sotto sotto, rimaniamo sempre un po’ romantici.
I nomi, in fin dei conti, sono quelli e l’ossatura è la stessa che ci ha sostenuto e accompagnato negli ultimi anni di sfide internazionali, non potendosi permettere la profondità competitiva di Inghilterra e Francia.
Ma, per fortuna, non tutto è da buttare e il futuro è sì cupo ma prima o poi le nubi spariranno.
Franco Smith è tecnico di livello assoluto, pronto a rischiare con la giusta consapevolezza di chi conosce le dinamiche di questo sport e deciso a seguire la sua strada con scelte azzardate.
In prima linea, confermato Capitan Bigi – in crescente condizione di leadership rispetto alle prime uscite un po’ impacciate – in mezzo ai piloni che, un po’ a sorpresa, sono i biancoverdi Traorè e Riccioni, al ritorno dai rispettivi infortuni.
In panchina l’invidiata e collaudata coppia Fischetti/Zilocchi, in grado di fornire eccellenti prestazioni e mantenere molto alto il ritmo di gioco nel secondo tempo, potrebbe rappresentare un’interessante soluzione al nostro solito problema di tenuta fisica negli ultimi minuti. Ceccarelli Manfredi e Lucchesi si alterneranno i secondi tempi in mezzo alla prima linea, con Ceccarelli di Brive e l’altro esordiente multicolor Rimpelli pronti a rubar minuti e palloni
Seconda linea di esperienza con Lazzaroni – ormai saldamente titolare in azzurro grazie alla sua evidente crescita degli ultimi anni – e Sisi, forse non così alti come i pari ruolo delle altre nazionali ma ottimi ball carriers che, se sapranno reggere l’impatto in touches, potrebbero riservarci delle buone sorprese. In panchina – altra sorpresa ma, si sa, sempre in 15 si gioca – il giovane Cannone – consolidata conferma a dispetto dell’età – con Favretto e Stoian desiderosi di mostrare il proprio potenziale e confrontarsi con avversari di qualità indiscussa.
L’infortunio rimediato in Autumn Nations Cup di Jake Polledri – grande punto fermo della Nazionale negli ultimi anni e già uomo simbolo della maglia azzurra – ha aggiunto dubbi a una nazionale che avrebbe fatto volentieri a meno di ulteriori incognite.
Chi inserire in terza centro, di fianco alle Zebre Negri e Meyer che hanno mostrato ottime prestazioni internazionali negli ultimi mesi, in assenza dell’infortunato Braam Steyn? Largo ai giovani e maglia numero 8 sulle spalle dell’ottimo Michele Lamaro, scuola Benetton. Completano il reparto Mbandà, flanker grintoso e molto efficace, soprattutto nei placcaggi in prima fase, e Federico Ruzza, pronto a far fruttare la sua versatilità tra seconda e terza linea e a dimostrare che il suo ritorno in Nazionale non è dovuto solamente all’emergenza.
Ci permettiamo, però, una piccola provocazione: siamo proprio sicuri che, in mezzo a questi punti interrogativi, Sergio Parisse non fosse il nome migliore per un grande ritorno, viste le assenze e – soprattutto – le ottime prestazioni messe in campo con Tolone? Ai posteri l’ardua sentenza.
In mediana confermato il giovanissimo Varney, ottimo 9 di Gloucester, con Palazzani e Braley a contendersi minuti e maglia da titolare per le prossime partite in attesa che Violi, invitato al raduno ma ancora in attesa della forma migliore, torni saldamente nelle rotazioni.
All’apertura il trevigiano Garbisi – dopo le grandi partite della stagione scorsa e i conseguenti elogi della stampa internazionale – confermato sul compagno di squadra Allan e su Canna che verrà potrà coprire – come visto nelle ultime uscite – il doppio ruolo di dieci e dodici.
Dietro, la situazione è decisamente più complicata: la rinuncia di Minozzi – certamente sconfortante ma comprensibile, vista la situazione psicologica e le ripercussioni sulla condizione mentale di una nuova, ulteriore “bolla” sanitaria – ha scompigliato le carte, vista soprattutto l’assenza di un estremo di ruolo nel gruppo azzurro. Maglia numero 15 assegnata a Trulla, posto assicurato all’ala per Monty Ioane e Luca Sperandio, vista l’assenza dell’ultimo minuti della Zebra Bellini. In mezzo, interessante debutto per il biancovedre Brex che, con Zanon a fianco, replicherà in azzurro la coppia di centri di stanza a Treviso.
Infine, menzione speciale per Federico Mori, non convocato per la prima uscita ma sicuramente pronto a far valere tutta la sua esplosiva fisicità e spaccare le partite con i suoi cambi di ritmo nelle prossime uscite.
L’uomo simbolo:
Danilo Fischetti
Ballottaggio tra lui e Garbisi come “uomo simbolo” vinto grazie alle ottime prestazioni a livello internazionale e alla grande maturità dimostrata nei due derby di Pro14. Non inganni il posto in panchina nella partita d’esordio contro i galletti francesi.
23 anni, una gestione dei tempi di mischia da veterano e fisicità capace di mantenere ritmi alti in ogni fase di gioco. Se continuerà a crescere con questo ritmo i confini nazionali gli saranno presto stretti.
Probabile sorpresa:
Federico Mori
Nipote del Fabrizio quattrocentista, Chico non si è più fermato dalla meta contro Edinburgo nel 2019. Permit player da Calvisano, ormai punto fisso nelle rotazioni del XV di Parma, ha saputo sfruttare appieno il suo esplosivo atletismo e la voglia di mostrare al rugby il suo potenziale. Se affinerà il gioco al piede e saprà trarre il meglio dagli scontri internazionali contro quelle che, ormai, sono leggende di questo sport, sentiremo parlare molto bene del nostro ventenne di Cecina.