“In un momento storico senza precedenti non solo per il rugby italiano, ma per il Gioco a livello globale e per tutto il nostro Paese, non sarebbe mia volontà addentrarmi all’interno del dibattito politico-sportivo. In un contesto altamente sensibile come quello in cui oggi il Consiglio Federale si trova ad operare, devo però mio malgrado rilevare come una ristretta componente del movimento ravvisi l’impellenza di convocare l’Assemblea Ordinaria Elettiva.
Da dirigente sportivo di lungo corso, da imprenditore consapevole delle difficili contingenze che il contesto attuale ci impone di considerare e, in ultimo, da appassionato che da oltre un quarto di secolo presta la propria opera volontaria all’interno dell’organo di governo del rugby italiano, sono convinto di come, oggi, le priorità del nostro rugby siano ben lungi dal riguardare la composizione del Consiglio, o l’urgenza con il quale questo sembri dover essere rinnovato.
Posto che, come è pacifico, io ed i miei colleghi Consiglieri rispetteremo le indicazioni del Ministero dello Sport e del CONI in tema di convocazione dell’organo preposto al rinnovo delle cariche federali, posso affermare non senza un certo orgoglio come il Consiglio che ho il privilegio di presiedere abbia operato, in ogni sua azione, con misura, senso di responsabilità, unità e coerenza negli ultimi travagliati mesi della pandemia.
La fluidità della situazione, considerato il protrarsi delle tempistiche della Legge Delega per la riforma dello sport non definita entro la fine di luglio, ci impone, prima di ogni legittimo intento politico, di continuare ad operare a salvaguardia del sistema rugbistico del nostro Paese.
Oggi le nostre priorità sono molteplici, presuppongono una profonda conoscenza del panorama internazionale e nazionale e, mai come nei mesi che ci attendono, le nostre scelte determineranno il futuro e la sostenibilità economica del Gioco in Italia negli anni a venire.
Sul piano nazionale, la ripresa dei Campionati 2020/21, dopo la sospensione definitiva della passata stagione impostaci dalla pandemia, è alla base dei nostri sforzi per la ripartenza e, in tal senso, la prossima riunione del Consiglio ai primi di settembre sarà determinante per definire la programmazione e far ripartire il nostro rugby domestico in modo sempre più sostenibile ed inclusivo.
Un’importanza primaria hanno poi, sia sportivamente che sotto il profilo economico-finanziario, la finalizzazione del Sei Nazioni 2020 e del calendario internazionale d’autunno, la revisione del calendario globale con una possibile competizione annuale che coinvolga anche le potenze dell’Emisfero Sud, la disputa del Sei Nazioni 2021.
L’accordo per la cessione delle quote del Sei Nazioni al fondo di private equity CVC, infine, costituisce un nodo centrale del nostro mandato: la vendita di un settimo delle quote del Torneo – dopo il 28% di PRO14 – imprimerebbe forte impulso alla patrimonialità di FIR e permetterebbe di pianificare con ampio margine investimenti sull’intero sistema nazionale per molti anni a venire.
Queste sono oggi le tematiche di maggior rilievo che siamo impegnati a gestire per la continuità del movimento. Ritengo sia essenziale far sì che il Consiglio completi, nei mesi a venire, la messa in sicurezza del rugby italiano, guidandolo fuori dalla crisi in cui la pandemia da COVID-19 lo ha precipitato.
La contesa politica non può, oggi, che avere rilevanza secondaria”.
Questo il comunicato stampa diramato oggi dal sito della Federazione (di cui, per correttezza e trasparenza, indichiamo di seguito il link https://www.federugby.it/index.php?option=com_content&view=article&id=14642:dichiarazione-del-presidente-fir-alfredo-gavazzi&catid=1:primo-piano&Itemid=117) con le ultime dichiarazioni del Presidente FIR Gavazzi.
Prima di iniziare, la consueta ma, secondo noi, importante premessa.
Il titolo, che riprende una frase del grande Antonio de Curtis – in arte Totò, stavolta Perugini non c’entra – non vuole minimamente abbassare il tono del dibattito politico a un livello di facile e popolare battuta.
Quella “contesa politica” che viene letta con disarmante sottostima nell’ultima frase, in quanto poco importante perchè di “rilevanza secondaria”, è invece fondamentale per una crescita educativa collettiva, finalizzata al bene comune, del nostro sport.
Altrimenti, si stanno creando sterili monologhi, a cui qualcuno potrebbe anche applaudire, ma di cui non rimarrà niente in futuro e che, sinceramente, ci siamo stancati di ascoltare.
Il sonno della ragione genera mostri
Le prime dieci righe potrebbero essere riassunte così:
“Non c’è bisogno di votare il nuovo Consiglio Federale, c’è stata l’emergenza COVID – e questo è vero, ci mancherebbe – e abbiamo lavorato bene. Poi occupiamoci di altro, sono 25 anni che faccio il dirigente, l’imprenditore e mi occupo di rugby, cosa volete di più?” (su questo tono di dichiarazioni abbiamo già espresso la nostra opinione qui https://www.thewingers.it/it/sono-un-giocatore-di-serie-c-e-non-so-le-cose/ )
Come già ribadito, non siamo politici né dirigenti federali, ma se il lavoro è stato effettivamente così buono, perché temere nuove elezioni?
Un controsenso o il realistico timore che, tutto sommato, il lavoro dell’ultimo decennio non sia stato così buono, che ci sia poco o niente da salvare e che sarebbe il caso di fare spazio a una dirigenza diversa, forse più capace?
Proseguendo nella lettura, si parla di “salvaguardia del sistema rugbistico del nostro Paese”, di “priorità molteplici che presuppongono una profonda conoscenza del panorama internazionale e nazionale” – aridaje – di “futuro e la sostenibilità economica del Gioco in Italia negli anni a venire” per terminare in bellezza con “far ripartire il nostro rugby domestico in modo sempre più sostenibile ed inclusivo”.
Parole giuste e condivisibili. Peccato la Federazione abbia letteralmente abbandonato le squadre del nostro Paese, a partire proprio da quel Top12 – che sarebbe dovuto essere il campionato di punta, rischiando invece di avere meno di 12 iscrizioni al prossimo campionato, visto l’addio dei Medicei fiorentini – fino alla vituperata Serie C, di cui non si conoscono sorti e fortune.
Infine, un accenno alla Nazionale – quella maschile, ovviamente – e ai futuri introiti derivanti dagli acquisti di quote e possibili nuovi cambiamenti dello scenario ovale mondiale.
L’ultima frase non la commentiamo neanche.
Nazionali e PRO14 sono fondamentali per lo sviluppo del nostro sport e il fattore economico ha senza dubbio una rilevanza di prim’ordine. I test sono importantissimi e, sinceramente, non vediamo l’ora di assistere a una partita di rugby di alto livello, come si deve.
Ma, Presidente e Consiglio Federale, ricordate sempre una cosa:
senza costruire solide e sicure fondamenta, le cattedrali, per quanto belle possano essere, non staranno mai in piedi.